Le mie impressioni su La Lettera Scarlatta di Nathaniel Hawthorne

Cari bookreaders bentrovati.

Non ricordo quanto tempo fa ho letto un romanzo classico della letteratura mondiale, mi riferisco a Nietzsche, gli scrittori russi Dostoevskij, Tolstoj o Gogol, oppure gli italiani Deledda, Pirandello, Verga o altri ancora, ma posso senz’altro dire che il romanzo La Lettera Scarlatta appartiene, senza ombra di dubbio, al patrimonio culturale universale.

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Autore: Nathaniel Hawthorne                                                                                                         Titolo: La Lettera Scarlatta                                                                                                                Editore: Crescere                                                                                                                           Collana: Grandi Classici                                                                                                                   Prezzo ebook:  0,99 euro                                                                                                               Prezzo cartaceo: 4,16 euro copertina flessibile                                                                        Genere: Narrativa                                                                                                                             Pagine: 256                                                                                                                                         Data di pubblicazione:  2014                                                                                                   Disponibile su: amazon

 

TRAMA

La protagonista del libro, Hester Prynne, è una giovane donna di origini inglesi emigrata in America in cerca di fortuna, in quella che veniva allora chiamata La Nuova Inghilterra. Siamo nel 1600, nella città di Boston. Il periodo storico del Puritanesimo, di cui è imbevuta l’intera Inghilterra e le sue colonie, impone, tra le altre rigide regole, l’osservanza assoluta della fedeltà tra coniugi, in mancanza della quale chi pecca di adulterio viene condannato a morte. Alla giovane Hester verrà risparmiata l’estrema sanzione, in virtù della presunta perdita del marito, e le verrà comminata una punizione più “lieve”: la pubblica gogna e la marcatura a vita di adultera, attraverso una lettera ricamata, appuntata nel vestito a dimostrazione della sua iniquità. La ragazza rifiuterà di rivelare il nome di colui che l’ha circuita, anche allo stesso marito che giungerà in città proprio nelle ore della pubblica condanna. La donna vivrà per sette anni nella città, in un clima di emarginazione non solo sociale, infatti andrà a dimorare in una casetta totalmente isolata da tutte le altre, insieme al frutto del peccato, la piccola Pearl. Lo stesso marito, sotto mentite spoglie, cercherà di scoprire colui che ha messo in cinta Hester e ci riuscirà, portando alla luce la verità in un tragico finale.

Esordisco dicendo che il modo di scrivere di Nathaniel è a dir poco superlativo, direi tipico della letteratura di quel periodo. Una capacità introspettiva nella definizione dei personaggi e delle vicende in genere, che porta il lettore, abituato alle prose degli attuali scrittori, a meravigliarsi di continuo sulla profondità e allo stesso tempo leggerezza con la quale esamina ciò che gravita intorno alla storia.

Basti pensare al prologo introduttivo al romanzo. 50 pagine di dettagli sull’ambientazione, o per meglio dire la contestualizzazione, delle peripezie di questa giovane peccatrice. Sia il luogo, il palazzo dell’ufficio della dogana, sia i personaggi che in esso vivono vengono descritti con minuziosa intensità, facendo risaltare a pieno, in questi ultimi, l’aspetto fisico e il carattere umano e spirituale che li contraddistingue.

La sua voce e la sua risata che echeggiavano di continuo nell’ufficio della dogana non avevano nulla del tremito chioccio di un vecchio; gli uscivano vigorose dai polmoni come il canto di un gallo o uno squillo di tromba. Considerandolo semplicemente come un animale … le cause originarie più forti erano da ricercare nella rara perfezione della sua natura animale, nelle modeste proporzioni del suo intelletto … Non possedeva alcun potere intellettuale, nessuna profondità di sentimento, nulla di quella sensibilità che può essere tanto fastidiosa: niente insomma se non pochi istinti primordiali che, aiutati dal temperamento allegro che si accompagna al benessere fisico, sostituivano ottimamente quello che in genere si chiama cuore.

Un’introduzione che porta al romanzo vero e proprio attraverso il rinvenimento, insieme a molti altri oggetti, di un pacchetto risalente a tanti anni addietro, contenente una lettera A di fine stoffa rossa ricamata e alcune pagine di appunti riguardanti vicende vissute da una tale Hester Prynne.

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Una particolarità che vorrei mettere in risalto è come lo stesso Hawthorne, nelle prime pagine del libro, parli della Lettera Scarlatta come di una storia di umana fragilità e sofferenza. Da una parte la sofferenza, ovviamente, di Hester, costretta al forzato ritiro dalla vita sociale e sottoposta alla derisione, soprattutto della piccola figlia e la sofferenza del reverendo Dimmesdale, colui che aveva peccato con la ragazza, che si sente dilaniato dal contrasto assoluto tra la sua posizione di fedele ministro della chiesa puritana, tra l’altro era visto quasi come un santo dalla comunità di Boston, e il senso di colpa per l’atto impuro di cui si era macchiato. Un contrasto che, sottoposto a pressione psicologica dal marito di Hester, rischierà di portarlo alla pazzia. Dall’altra, la fragilità di fronte alle tentazioni della carne, alla mancanza di responsabilità, da parte del reverendo, fragile anche nella condizione fisica essendo cagionevole di salute, all’assenza di perdono per le manchevolezze di chicchessia. Ma ,In particolare, la fragilità di una società, quella americana di allora, malata di ipocrisia, falsità, pettegola e maligna.

Non dimentichiamo che l’autore era il discendente di un autorevole giudice, figlio del progenitore che per primo si era stabilito in America nel 1630, che ebbe un ruolo determinante nella famosa caccia alle streghe, in cui vennero condannate tante persone. Un retaggio dal quale Hawthorne aveva sempre tenuto le distanze, fino a modificare il cognome dall’originario Hathorne. In questo senso, nel suo romanzo, lo scrittore americano ha denigrato e messo alla berlina il modo di essere e di pensare della società di allora.

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Il raccontare vicende storiche legate a un periodo diverso rispetto a quello in cui visse l’autore, non è sicuramente una novità. In questo senso, un altro esempio che conosciamo benissimo sono I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Anch’egli ambientò il romanzo nell’Italia del 1600, durante la dominazione spagnola, e ebbe modo di raccontare le vicissitudini di una coppia di giovani prossimi al matrimonio, poi fallito a causa dell’intromissione di personaggi influenti dell’epoca. Lo stesso Manzoni pubblicò il romanzo, nella versione definitiva tra il 1840 e il 1842, appena qualche anno prima della pubblicazione de La Lettera Scarlatta. Vorrei solo far notare una questione che salta subito all’attenzione, e cioè come questi romanzi, al pari di quelli scritti da alcuni dei più famosi autori russi del ‘800, trattano vicende storiche centrate su umili personaggi: gente del popolo che subisce i soprusi dei potenti.

Un elemento di religiosità, oltre il credo allora dominante del Puritanesimo anglicano, pervade i due romanzi: il richiamo alla divina Provvidenza, quale fosse la mano di Dio che interviene nelle vicende umane, convincendo che i guai subiti devono essere accettati e che “la fiducia in Dio li raddolcisce e li rende utili per una vita migliore“.

I caratteri di falsità e ipocrisia della società puritana sono da notare anche nel fatto che, nonostante l’isolamento fortemente voluto dalla comunità, intorno a Hester si era creato un alone di rispetto generale, come se le ostilità, di cui era stata oggetto, si fossero tramutate in un atto di amore, seguendo, come dice lo stesso autore, la natura umana, che, tranne quando entra in gioco l’egoismo, essa è portata più all’amore che all’odio. Un rispetto nato dal comportamento tenuto dalla peccatrice: mai in lotta con nessuno, anzi sempre sottomessa, senza lamenti, e pronta a aiutare la comunità nei momenti di estremo bisogno, come durante una pestilenza che aveva colpito la città. Molte persone avevano visto in quella A appuntata al petto non più il simbolo di un imperdonabile peccato, ma il segno della iniziale di Abele, quale immagine di un’estrema forza, in questo caso la forza di una vera donna

Infine, il libro si può ben definire un’opera cosmica, in quanto non c’è universo più profondo del cuore umano che Hawthorne riesce a esplorare nei recessi più oscuri, svelandone i segreti più nascosti, quelli che il cuore deve serbare sino al giorno in cui le cose saranno rivelate.

Indubbiamente un gran bel romanzo.

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6 pensieri su “Le mie impressioni su La Lettera Scarlatta di Nathaniel Hawthorne

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